Intervista
Intervista al Prof. Wu Dong dal maestro Alessandro Scorsoso

Intervista al Prof. Wu Dong

Maestro come le sembra il livello del Wushu in italia?

L’Italia è un paese bellissimo e ricco di cultura e, da ciò che ho potuto constatare, gli italiani amano molto le arti marziali e soprattutto il Wushu in tutte le sue espressioni Ho visto che esistono molte scuole di tai ji quan, ba gua e molti altri stili di Wushu e direi che il livello in molti casi è superiore rispetto ad altri paesi che io ho visitato.

Lei che è un docente universitario cosa ne pensa del Wushu moderno?

Io amo il Wushu e anche visto come sport non credo sia necessariamente negativo ma ritengo che siano stati fatti degli errori. Il wushu rappresenta una cultura e non può essere suddiviso e separato come se fosse l’agglomerato di tanti componenti messi casualmente insieme. Prendiamo ad esempio il sanda, che rappresenta il combattimento: in molti casi, purtroppo, viene insegnato da persone che non conoscono il Wushu e quindi ne deriva una carenza culturale e tecnica. Dobbiamo pensare al Wushu come se fosse un unico grande organismo in cui ogni parte ha la sua funzione e ragione di esistere. Il sanda è una parte integrante di questo e non piò essere extrapolato dal contesto in cui si trova, altrimenti ne consegue una inevitabile perdita. Lo stesso può essere detto riguardo al taolu in cui sono stati introdotti dei movimenti acrobatici che, pur essendo molto spettacolari, sono stati introdotti solo per esigenze coreografiche e di valutazione arbitrale.

Lei quindi preferirebbe un ritorno al tradizionale?

Io penso che il Wushu sia uno e cioè che debba avere gli stessi principi indipendentemente dal fatto che si pratichi chang quan, nan quan, sanda, tai ji quan, xing yi quan, ba gua, tong bei, etc. Se abbiamo capito come usare bene il corpo, come usare il dan tian ed il significato completo dei movimenti eseguiti, allora ogni stile praticato, moderno o tradizionale che sia, va bene.

Vista la sua profonda conoscenza degli stili interni, come ritiene che debba essere affrontato lo studio di queste discipline?

Il Wushu è una disciplina vasta e complessa e comprende un aspetto salutistico, un aspetto filosofico ed un aspetto marziale: se lo si vuole comprendere e praticare in tutta la sua completezza è necessario non limitarsi allo studio di una sola parte di esso. E’ indispensabile pertanto ricercare sempre questi tre aspetti in ogni movimento e stile che noi pratichiamo. Questo vale a maggior ragione per i cosiddetti stili interni: talvolta , ad esempio, i praticanti studiano molte forme di uno stile credendo poi di essere conoscitori di quello stesso stile. Le forme sono molto importanti ma sono solo un passaggio, uno step, del lungo apprendimento delle arti marziali, così come i fondamentali, gli esercizi in coppia, il combattimento, le armi, etc. e non è possibile pensare di imparare un sistema limitandosi ad uno studio parziale.

Lei che proviene da un ambiente tradizionale, cosa pensa dell’insegnamento universitario del Wushu?

Diciamo che ci sono aspetti positivi ed aspetti negativi. L’Università dello Sport predilige solo un certo tipo di insegnamento del Wushu ma permette nel contempo di poter effettuare una seria ricerca scientifica che talvolta negli ambienti tradizionali non è possibile attuare. Ritengo quindi che per lo sviluppo delle arti marziali debba essere trovato un equilibrio cercando di conciliare le conoscenze scientifiche con tutti gli aspetti culturali e tecnici del Wushu tradizionale che rischiano di essere persi nella Cina di oggi.

Articolo pubblicato sulla rivista “EnerTao” marzo 2008