Spettacolo ispirato all’artista Maria Lai

https://www.youtube.com/watch?v=zP9Q1Un-lTg

 

                             La pietra e la paura

 

La danza contemporanea incontra l’opera di Maria Lai, artista di arti visive di fama internazionale, che nasce a Ulassai, in Sardegna nel 1919 e presto l’abbandona per frequentare il liceo artistico a Roma ,  nel 1939. Dal 1943 al 1945 frequenta il corso di scultura dell’accademia di Belle Arti di Venezia tenuto da Arturo Martini e Alberto Viani, i quali si riveleranno determinanti per la sua formazione. Negli anni Sessanta lo sviluppo del suo percorso artistico la porta ad estendere la sua sperimentazione a nuove materie e nuovi linguaggi, quali i telai, i libri, le tele cucite , i pani , le terrecotte. Nel 1978 partecipa alla Biennale di Venezia . Con gli anni Ottanta la sua ricerca assume una più accentuata connotazione ambientale e, ai lavori fino a quel momento svolti , si affiancano azioni teatrali e interventi sui territori . Maria Lai scompare nel 2013.

Abbiamo usato il titolo “ la pietra e la paura “ perché il progetto si prospetta come  un transito , attraverso la danza coniugata alla parola, o strumento di tale cammino e della proposta è un racconto, anzi una favola breve di Salvatore Cambosu , “ cuore mio “, rivisitato  e trasfigurato da Maria Lai .

Una favola popolata da simboli, metafore sulla creatività che, germinando dalla paura, può portare ( ma non è mai certo che porti alla salvezza). Maria Pietra, la protagonista del racconto, è una madre che accetta di diventare pietra per strappare il suo bambino alla morte. Ella sa di possedere un potere sconosciuto, il potere del “ logos “ora perduto , che tutti può “ legare , affascinare, privare della libertà”. Ma un potere che è proibito usare, pena un terribile castigo, anche per un grande amore come quello di una madre per il suo bambino malato. Quando il suo bambino, in punto di morte, le manifesta il desiderio di voler giocare con cerbiatte , lepri e tortorelle, che vivono in un bosco lontano, la madre, sfidando  la paura delle parole proibite , strappa le bestioline alle loro contrade. Malinconiche e prigioniere, esse però, dopo pochi giorni, muoiono. E anche il bambino muore. Maria Pietra, pazza di dolore, ritrova la sua creatività e la ritrova impastando, delirante, la farina con le sue lacrime e,

“ facendo tanti bambini di pane riporta il suo bambino alla vita , a giocare con gli animali del bosco resuscitati “.

 La favola parla di un viaggio simbolico, del viaggio periglioso di Maria Pietra ( l’artista ) che possiede il potere delle parole magiche , proibite perché rivelazione di verità terrifiche. Dafne fuggiva impaurita da Apollo per liberarsi dal destino dell’arte, cioè dalla coscienza dell’abisso . Ma l’arte (“ la pietra nella quale si trasforma Maria “), è forse l’unico vero rimedio  al malessere e all’inquietudine del mondo (“il bambino “) , con il dono della creazione  (“ gli animali del bosco “, giochi dei bimbi , le opere d’arte degli adulti ). L’artista nella sua solitudine è ” felice d’ascoltare il silenzio e inventare  altri spazi e altre storie , di camminare nel buio, scavare una miniera ,trovare materiali misteriosi”.

 

la pietra e la paura

 

 

Ideazione e regia : Alessandra Palma di Cesnola

Coreografia : Sabina Cesaroni , Alessandra Palma di Cesnola, Sara Sicuro

Oggetto di scena (la pietra ) : Franco Biagiotti

Costumi : Alessandra Jane

Disegno luci : Lucilla Baroni

video : Alessandra Palma di Cesnola

Danzatrici : Sabina Cesaroni, Sara Sicuro, Alessandra Palma

Musica :Giovanni Secci, Mederith Monk

 

 

 

Di Alessandra Palma di Cesnola

nata a Firenze, nel 1960.

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